Il sistema di suono "alla veronese"
Sviluppato nel 1776 presso la torre campanaria di San Giorgio in Braida, il sistema di suono “alla veronese” prevede la possibilità di eseguire brani musicali con le campane; questo grazie al particolare montaggio della campana con il quale è possibile farle emettere uno squillo, o rintocco, durante una rotazione completa di 360°.
Questo sistema di suono è caratterizzato da quattro elementi fondamentali: la campana, il contrappeso, il sistema di manovra e il battaglio.
La campana
Realizzata in bronzo, la campana è uno strumento musicale a forma di vaso rovesciato che, una volta percosso dal battaglio, emette una precisa nota musicale.
La nota musicale della campana varia a seconda del peso e della dimensione della stessa; pertanto, se si hanno a disposizione più campane accordate secondo la scala diatonica maggiore e queste vengono fatte roteare assieme secondo i dettami del sistema “alla veronese”, sono in grado di produrre melodie.
Il contrappeso
Un tempo sagomato in legno, oggi realizzato in ghisa, il contrappeso pesa all’incirca il 40% della campana ed è quello strumento utile a fornire lo slancio necessario per manovrare la stessa senza eccessivi sforzi da parte del campanaro. Il contrappeso, nel corso dei secoli, è diventato una sorta di marchio di fabbrica, ogni ditta infatti lo caratterizzava con un proprio disegno. Per quanto riguarda il sistema di suono “alla veronese” il contrappeso più caratteristico, famoso e maggiormente utilizzato si chiama “Cavadini classico”. Questo nome, abbastanza intuitivamente, deriva dalla famosa fonderia che lo ha progettato: la fonderia Cavadini di Verona.
A prescindere dal disegno, il contrappeso si può schematizzare come una U rovesciata. Alla base delle braccia di questa “U”, trovano alloggiamento dei perni in acciaio tornito i quali andranno poi inseriti nei cuscinetti a sfera collocati sull’incastellatura (quella struttura a travi e pilastri in acciaio o legno che sostiene il complesso campanario).
Ultimo elemento che si può ritenere facente parte del contrappeso è l’isolatore ligneo. Questo piccolo elemento è cruciale per la salvaguardia della campana: sagomato ad hoc, trova collocamento tra il contrappeso e la campana e serve ad evitare il contatto diretto tra i metalli che costituiscono i due elementi, rispettivamente ghisa e bronzo. Questo contatto infatti, andrebbe ad inficiare gravemente sulla tenuta della corona della campana. Il collegamento contrappeso-campana è reso saldo dalla bulloneria di sostegno che rende i due elementi collaboranti.
Il sistema di manovra
Il sistema per manovrare le campane si compone di due elementi: la ruota e la corda. La ruota, il cui diametro è circa doppio rispetto a quello della campana, è quell’elemento in ferro scanalato che viene fissato al contrappeso e in maniera ortogonale allo stesso. La fune è quell’elemento che viene agganciato alla ruota nel punto di tangenza verticale ed è costituito da un cordino di acciaio e dalla classica fune di canapa. La presenza al cordino di acciaio è dovuta ad una questione tecnica: le funi in canapa, se di lunghezze eccessive, presentano un effetto elastico che inficia sulla manovrabilità delle campane. Considerando che nel sistema di suono “alla veronese” le campane sono collocate nella parte sommitale del campanile e vengono manovrate dal piano terra o comunque da piani inferiori, distanti quindi 20/30 metri dalle campane stesse, si utilizza il cordino di acciaio per spezzare la lunghezza della fune in canapa e ridurre, se non annullare del tutto, l’effetto elastico.
Il battaglio
Realizzato in ferro dolce e pesante circa il 2 % della campana, il battaglio (o battente) è quell’elemento che permette alla stessa di suonare. Esso presenta nella sua parte sommitale una maniglia che andrà collegata ad un’altra, quest’ultima passante la campana e collegata a sua volta al contrappeso, mediante una fascia in cuoio. Nella parte inferiore il battaglio presenta invece un rigonfiamento a sfera. Questo è il punto di contatto con la campana che andrà a percuotere la stessa pochi centimetri sopra il bordo di battuta.
Schema del montaggio di una campana "alla veronese"
Sul pavimento della cella campanaria è collocata una carrucola che ha il compito di guidare lo scorrimento della corda, in particolare quando quest’ultima, seguendo la rotazione della ruota, si inclina diagonalmente.
Tutto il sistema fin qui descritto, trova alloggiamento su di un telaio che normalmente viene realizzato con profilati metallici. Fino alla fine del secolo XIX l’intero apparato di montaggio, costituito dal telaio, dai ceppi e dalle ruote, veniva realizzato in legno; facevano ovviamente eccezione alcune parti metalliche come gli elementi di giunzione, i tiranti, le bullonerie di sostegno ed i perni di rotazione. I perni scorrevano entro caratteristici supporti denominati "bronzine".
La tecnica di suono "alla veronese"
I suonatori manovrano le campane nella sala di suono che, spesso abbellita da arredi e quadri, è solitamente situata ad altezza intermedia del campanile ed illuminata da finestre che offrono un panorama sulla città. Il campanaro, agendo sulla corda mediante una non facile tecnica, porta e ferma la campana in posizione verticale, cioè con la bocca rivolta verso l'alto. Quando verrà chiamata la sua campana, le farà compiere una rotazione di 360 gradi, riportandola in posizione verticale, producendo in questa maniera un rintocco che corrisponde alla nota nel brano musicale.
Il suonatore percepisce il comportamento del suo bronzo unicamente mediante la fune di manovra che tiene in mano. Quando una campana supera i 1000 kg, per comodità, è preferibile che venga manovrata da due persone. Suonare i bronzi è un’arte complessa: se l’esecutore frenasse troppo in anticipo la campana oppure non la richiamasse con sufficiente forza, questa non avrebbe slancio necessario per ritornare in posizione verticale e ricadrebbe all’indietro provocando una serie di rintocchi indesiderati. Se invece il bronzo non venisse rallentato abbastanza, od in tempo utile, non si fermerebbe nella posizione verticale, ma si ribalterebbe continuando la sua corsa, riavvolgendo la corda sulla ruota e trascinando verso l’alto il suonatore. La squadra campanaria è così organizzata: ogni campana è gestita da un campanaro mentre il maestro chiama in maniera cadenzata i numeri dei vari bronzi seguendo appositi spartiti musicali.
Schema della tecnica di suono "alla veronese".
Foto storica di suonatori impegnati a S.Anastasia.
Sulla sedia il m° Mario Carregari.
Il concerto solenne alla veronese si divide in quattro parti:
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Avvio: mediante oscillazioni sempre più ampie i bronzi vengono portati in posizione verticale;
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Scale: vengono eseguite scale dalla nota più acuta alla più grave, "semplici" (o sempie), una campana per volta oppure "doppie", in accordo.
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Segno: brano vero e proprio di musica sacra o profana, composto appositamente per campane o adattato, solenne o funebre. Esso dura qualche minuto e si conclude, di norma, con una sequenza di accordi.
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Finale: le campane prendono ad oscillare descrivendo archi sempre più stretti fino a fermarsi; l'ultima deve sempre essere la maggiore.
Figure musicali di variazione ritmica del metodo di suono veronese
Nella prima metà del XX secolo, i maestri della squadra di Santa Anastasia, tra cui Pietro Sancassani, Mario Carregari, Emilio Sabaini e Germano Alberti, introdussero geniali novità esecutive.
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Suonate specifiche per complessi campanari: alcune suonate erano composte appositamente per un particolare complesso campanario per valorizzarne le caratteristiche timbriche, tonali e tecniche;
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Ritorno: si tratta di due rintocchi consecutivi di una medesima campana che producono un breve e momentaneo rallentamento nel ritmo di suonata, proporzionale alle dimensioni del bronzo;
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Pausa: è una battuta vuota che si inserisce al posto del rintocco di una campana;
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Suonate correnti: pezzi in cui ogni campana non suona mai due volte nel giro di cinque battute. Ciò permette una maggior velocità di esecuzione;
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Crome: quando tre campane suonano nel tempo in cui ne rintoccherebbero due. La campana centrale della croma si posizionerà a metà dell'intervallo ritmico;
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Valzer: suonata in cui dopo un certo numero di battute vi è una pausa od un ritorno.
Varianti del metodo veronese
Benacense: suonate eseguite a memoria manovrando le campane direttamente in cella campanaria con le corde e le ruote.
E’ ancora in uso presso alcuni gruppi della sponda bresciana del lago di Garda.